casa nostra

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ecco com'era all'origine

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Gorizia, Italy
Non avrei mai immaginato di imbarcarmi insieme alla persona che amo in un'impresa simile: tanto tempo, tanti soldi e tante rinunce, ma quando vedi le tue opere crescere, ti dimentichi tutto.. Realizzare qualcosa che ti appartiene più nell'anima che come oggetto, ti rende sicuramente una persona più contenta della tua vita. Certamente non è sempre rosa e fiori ma con l'aiuto di chi ti ama le difficoltà passano via veloci

giovedì 2 dicembre 2010

gli interni.. altra disperazione

Come detto all'inizio, all'interno della casa c'era un'ammasso di oggetti che meritavano soltanto di essere portati in discarica. C'è voluto circa un mese (non avevo ancora il mio camioncino!).

Era il momento di cominciare a progettare...
Tralasciando la disposizione delle stanze, la situazione era questa:
la cucina
l'ingresso visto dalla cucina

l'ingresso

il soggiorno

il soggiorno

il soggiorno

il soggiorno

Intonaci completamente da rifare, pavimenti in legno che non lasciavano molte speranze, un tetto che spandeva e soffitti realizzati con stuoie di canne palustri intonacate (nel goriziano si chiama "gresiola").

Per facilitare il lavoro ho cominciato dai soffitti, con una mazzetta ho prima realizzato un buco  di circa 50 cm del quale poi, facendo leva con il leverino ed il piccone, ho fatto sganciare i chiodi che sostenevano tutto il soffitto. Dai e dai, polvere e polvere, i controsoffitti cadevano giù senza troppi problemi mettendo in luce gli splendidi travi che sostengono i pavimenti del piano superiore.
La cucina già intonacata
Nella parte dell'ingresso a dire la verità abbiamo dovuto sostituire un trave poiché tarli e umido lo avevano decisamente rovinato ma è stato l'unico.

Gli intonaci grazie al demolitore venivano giù come burro dato il loro spessore di 3-4 cm di media, poi ho scoperto il motivo di tale misure, i muri in pietra in questa casa difficilmente sono a piombo!

E'venuta poi la volta dei pavimenti: in cucina era stato realizzato un solaio su travi e tavole in legno fatto da cemento gettato su carta catramata. Abbiamo tolto tutto quanto riuscendo a recuperare 5 travi che erano rovinati solo nelle parti terminali per utilizzarli successivamente da qualche altra parte.
In ingresso il solaio era completamente in legno; dalla demolizione abbiamo salvato anche qui 5 travi.
Nelle altre due stanze del piano terra che avrebbero poi formato il salotto, il solaio è stato completamente demolito e smaltito.

lunedì 29 novembre 2010

Recupero legnami antichi

Una veloce guida su come recuperare i legnami da costruzione antichi e riutilizzarli nelle costruzioni.




A seguito della mia esperienza personale e dei consigli che ho ricevuto sono arrivato alla conclusione (abbastanza ovvia) che i legnami vecchi, se non opportunamente trattati, risentono di due fattori che ne pregiudicano l'efficienza e ne impediscono l'utilizzo come parti portanti delle strutture:
umidità e i tarli.
Prima però di fare qualsiasi trattamento o lavorazione al nostro legno dobbiamo eliminare capillarmente qualsiasi chiodo, clanfa, staffa o parte in metallo in esso. Non fidatevi solo della vostra vista ma usate piuttosto gli strumenti cerca-metalli (vanno benissimo quelli economici da brico io ne ho uno comprato alla LIDL!); altrimenti vi accorgerete a vostre spese quanto sia poco piacevole rompere le lame degli attrezzi contro quel maledetto pezzo di chiodo rimasto nascosto proprio lì...
Per togliere i chiodi aiutatevi con le tenaglie o con gli strumenti appositi tipo questi


Si può scegliere di sabbiare, spazzolare o solo carteggiare le superfici; queste lavorazioni oltre a caratterizzare esteticamente illegno permettono ad esso di assorbire meglio i trattamenti
Carteggiare il legno manterrà le superfici più o meno lisce ma non metterà in risalto le venature come glia ltri due procedimenti.
La sabbiatura è un procedimento con il quale, per mezzo di sabbie di diversa grana proiettate per mezzo di aria compressa, si asportano via le parti più "tenere" del legno e si mettono in risalto le venature.
La spazzolatura, a mano o per mezzo di macchine apposite, produce un risultato simile a quello dello della sabbiatura.
Allora come decidere tra sabbiatura e spazzolatura?

Il costo 
se non si opta per le spazzolatrici ma si esegue una spazzolatura sommaria il costo si riduce a quello delle spazzole; io personalmente ho acquistato una spazzolatrice Rupes spendendo circa 400€ ma devo dire che per la quantità di lavoro che devo eseguire e per il risultato che si ottiene sono soldi ben spesi.
Utilizzare una sabbiatrice implica avere un compressore abbastanza capiente (che costa) ma in un cantiere è facile che questo serva anche per altro, l'attrezzo per sabbiare costa circa 30€ e la sabbia circa 6€ al sacco.
Da questo punto di vista sembra che convenga la sabbiatura.

La difficoltà
Premettendo che per ottenere un buon risultato non bisogna gettarsi a capofitto sul pezzo che dobbiamo rifinire ma è sempre meglio fare delle prove su dei pezzi di scarto o su delle superfici che non saranno in vista.
Eseguendo il lavoro con la spazzolatrice possiamo regolare per mezzo della guida la profondità finale alla quale porteremo le venature e possiamo tenere quindi più facilmente sott'occhio il lavoro.
Con la sabbiatrice dobbiamo allenarci parecchio perché indugiare troppo in un particolare punto ci farebbe letteralmente scavare il legno rovinandolo.
Con la spazzola è decisamente più facile se si lavora a terra mentre se si lavora in opera il discorso volge a favore della sabbiatrice.

Il risultato
Come detto se non si sa dosare la grana della sabbia e le passate con la sabbiatrice si possono fare grandi danni in particolar modo su legni tarlati dove oltre a risaltare le venature facciamo letteralmente esplodere i canali scavati dai tarli.
Con la spazzola d'acciaio satiniamo il legno, ne portiamo fuori il cosiddetto "pelo" che è quella sottile peluria che emerge a volte anche quando si pittura, per toglierlo e rendere la superficie "morbida e liscia al tatto si utilizza un'ulteriore spazzola di nylon che appunto liscia e asporta il "pelo".
La spazzolatrice da questo punto di vista non ha rivali.

Fatto ciò si può cominciare a "curare il legno dalle "malattie".
Per l'umidità possiamo fare ben poco ma per i tarli, esistono parecchi prodotti.
Esistono quelli che "gasano", creano cioè un gas che uccide i tarli presenti ma difficilmente eviterà che questi vi ritornino.
Esiste invece un tipo di antitarlo che avvelena i tarli per ingestione, il discorso è un po' lunghetto, visitate il loro sito, sono molto esaustivi: si chiama Timpest, il tipo (se a solvente o acqua decidetelo voi).
Non lesinate con le dosi, i legnami vecchi non trattati ne assorbiranno parecchio, soprattutto sulle parti terminali.
E visitate il loro sito, è pieno di utili info sui loro prodotti e sui tarli!


Ora è il momento di decidere che aspetto finale dare al vostro legno, nel caso in cui sia conservato bene e a seguito delle operazioni precedentemente descritte non ci siano differenze cromatiche sostanziali si può optare per un impregnate neutro, se invece volete "pareggiare" il colore dovrete usare un impregnante con tinta il mio consiglio è di non utilizzare colori troppo "forti".
La scelta che ho fatto nell'ultimo lavoro a casa e che utilizzerò per fare tutte le teste delle travi del tetto di casa è l'impregnate Sikkens Cetol

Questa è la mia esperienza fin'ora a presto...ah e non esitate a fare domande o a dare suggerimenti.


domenica 28 novembre 2010

colonna in pietra vera "facciavista"

 La mia prima "guida".

Premettendo che le colonne nelle foto sono state realizzate a scopo decorativo, non hanno cioè le capacità fisiche per sorreggere pesi, fanno parte cioè dell'arredamento e non della "struttura" vera e propria della casa.
Non ho voluto utilizzare le cosiddette pietre ricostruite (vedi "geopietra") non perché non mi piaccia il risultato finale ma perché avendo a disposizione la materia prima a seguito di alcune demolizioni fatte a casa mia ho ritenuto decisamente più economica la mia scelta. Altro motivo è la "sensazione" che dà al tatto e alla vista la pietra vera.
Questa guida contiene dei trucchi per fare una colonna ma il procedimento di "fugatura" delle pietre è uguale anche per eventuali muri o soffitti realizzati in mattone pieno (a presto anche la guida per il recupero delle vecchie murature!!!)
All'interno della colonna sono stati inseriti degli spezzoni di tondino da costruzione ogni 25cm  in modo da "agganciare" la colonna al muro.
Ma basta perdere tempo e come si dice dalle mie parti " 'nin".


Materiali:
Pietra: il tipo di pietra che ho utilizzato è l'arenaria tipica del goriziano detta "flis" che ha una struttura fatta a
strati;

Malta: adesso qui si aprirebbero discussioni interminabili sulle quantità e il tipo dei componenti, la consistenza, io in breve e per i neofiti vi dico: sabbia (grezza o fina scegliete voi il risultato che volete), 1 parte di calce idraulica, 1 parte di calce idrata, 1/2 parte di cemento, acqua. La consistenza deve essere un po' più asciutta rispetto a quella che si usa per murare i mattoni in quanto il peso delle pietre tenderebbe a far "scappare fuori" la malta.
Altro trucco per la malta: usate una premiscelata specifica per le murature "facciavista" tipo la MV40 della Fassa Bortolo avendo l'accortezza anche qui di utilizzare un po' meno acqua di quella riportata sulle istruzioni.

Legno: murali 10x10 (tipo travetti) alti quanto la colonna finita, uno per ogni angolo della colonna
1 tavoletta che useremo come "dima" per controllare la colonna
varie tavolette per sostenere lo scheletro e fargli mantenere sia la squadra che la bolla

Chiodi: sia d'acciaio che di ferro per sostenere lo scheletro

Tondino d'acciaio: da 8mm è sufficiente


Attrezzatura:
Mazzetta;
Scalpello
Punta
Bocciarda
Flex con disco diamantato (meglio se da 230mm)
Trapano a percussione con punta diamantata da 8mm
Bolla ad acqua
Squadra da muratore
Fermastasa
Miscelatore
Cazzuole di varie misure
Tondino di ferro liscio da 10mm
Spazzola di tampico
Spazzola d'acciaio

Esecuzione:
Stabilita la posizione della colonna si traccia sul pavimento con la matita la base della colonna (quadrata, rettangolare decidete voi).
Ai vertici si posizionano verticalmente i murali controllando il "piombo" con la bolla e la perpendicolarità tra loro con la squadra.



Tra un murale e l'altro  è meglio inchiodare delle tavolette per mantenere appunto, squadra e piombo.

La mia struttura era così:


Ora bisogna cominciare a murare le pietre con la malta scegliendole una per una, bagnandole e inserendole all'interno dello "scheletro" avendo cura di non farle sporgere al di fuori dei limiti della base della colonna.
Le pietre consiglio di cercarle "giuste" in modo cioè che eventuali tagli, spaccature che dobbiamo eseguire su di esse per adattarle non ricadano mai sulla faccia a vista di esse.

Per controllare le facce della colonna, man mano che si sale murando le pietre, si può utilizzare il correntino che è stato precedentemente tagliato in maniera da stare tra due murali.
Eventuali minime sporgenze o rientranze daranno un tocco più rustico al tutto.


Continuare fino alla sommità, lo spazio che resta tra i muri e le pietre va riempito con una miscela di cemento e inerti (mattoni, le stesse pietre) se avete un solaio poggiato sul terreno altrimenti potete riempirla con cemento misto polistirene in grani per dare più leggerezza al tutto.
Ricordatevi di inserire ogni 25-30 cm un tondino collegato al muro in maniera che la colonna sia vincolata alle pareti.



Ora, solo un consiglio: PAZIENZA
La pietra non si comporta come i mattoni, tenderà ad essere sempre un po' umida. Potrà quindi essere necessario interrompere il lavoro per poi riprenderlo il giorno dopo.
Ma come sappiamo quando smettere?
Quando dalla malta presente nelle fughe si vede comparire la "lacrima" (fuoriuscita di acqua), è il caso di fermarsi.

Adesso la colonna (o una parte di essa) si presenterà sicuramente "sporca", le pietre saranno coperte dalla malta fuoriuscita dalle fughe. Bisogna cominciare a pulire e dobbiamo farlo nell'arco della stessa giornata in cui abbiamo "murato" se si è deciso di usare la "premiscelata"
Questa è la parte che preferisco del lavoro.

Quando la malta risulterà asciutta (toccandola con un dito non deve essere bagnata) ma ancora un po' umida con la spazzola in tampico (una saggina sintetica) grattiamo tutta la superficie della colonna senza calcare troppo, solo per portare in luce le pietre.

Con la stessa spazzola usata di "taglio" passiamo all'interno delle fughe in modo da portare via circa 1/2 centimetro di malta.

Terminata tutta la costruzione, si può togliere lo "scheletro".

La malta restata sulle zone che erano coperte dai murali se indurita troppo può essere rimossa con il tondino di ferro liscio usato come un raschietto.

Quando tutto sarà asciutto (lasciate passare anche 2 giorni, con la spazzola di ferro ripassate tutte le pietre e le fughe sempre senza calcare troppo.

Lavate il tutto con acqua

e il risultato dovrebbe essere questo


Con il tempo potrebbero emergere delle macchie sulle pietre dovute al cemento che durante il lavoro la pietra ha assorbito, potete provare a toglierle spazzolandole con la spazzola di ferro oppure se ne avete voglia esistono dei prodotti specifici a base di acido muriatico a voi la scelta.

Ecco come si presentava il mio primo lavoro sulle pietre...un obbrobrio

Ma niente paura si è risolto tutto usando la spazzola di ferro.

ciao e buon lavoro...